eventi

Il Primo Re

Ogni anno il grande Dio Wotan, dalle vette più alte di Avalon, scaglia la sua Lancia verso le terre sottostanti. Solo un valoroso e degno guerriero può brandire tale arma e quando lo fa, viene insignito nel sacro dovere di condurre la Caccia Selvaggia attraverso le valli e i boschi di Avalon.

La Caccia Selvaggia è il furente rito di passaggio che infiamma Avalon nei mesi autunnali. Barbari, Incantatori e anche Elfi seguono il condottiero che impugna la Lancia in un’ardita impresa. La furia che pervade questi guerrieri però non è una calamità distruttiva, ma lo sfogo della vita che resiste all’arrivo dell’inverno. Questa celebrazione garantisce l’alternarsi delle stagioni ad Avalon.

Negli ultimi tredici anni fu Orion, re degli Elfi dei Boschi, a brandire la Lancia di Wotan e quando Uyulala, il Dio oracolo di Timmer, profetizzò la caduta della lancia, in molti si presentarono nel giorno e nel luogo designati.

Purtroppo l’arrivo della lancia fu annunciato da una cupa profezia.
“Se Excalibur prenderà il posto della lancia di Wotan non ci sarà una primavera ad Avalon”

Di fronte a queste parole pronunciate dagli oracoli lo stesso Artù si disse disposto a non partecipare alla contesa, a patto che un degno campione si facesse avanti. Quell’arma portentosa non sarebbe dovuta finire nelle mani dei Signori delle Tenebre, ma diventare il loro flagello.

Nessuno si sarebbe opposto ad Orion, ma quando i cavalieri si avvicinarono al portale per Alfheim, il Reame degli Elfi, per invitare il Sire Silvano a brandire la lancia contro le forze del male, una pioggia di poco amichevoli frecce accolse Artù e i suoi prodi.

Orion si pronunciò solenne e spietato:
Avrebbe impugnato la lancia per liberare la sua amata e non avrebbe combattuto i Signori delle Tenebre.

Mentre la tensione tra Elfi e Cavalieri stava per sfociare in uno scontro aperto forze sinistre fecero la loro mossa.
La Dea Morrigan si mostrò e i cavalieri neri, guidati da Sir Ronan, abbandonarono Artù e il sentiero della virtù, decisi a combattere il male con il male.
I Signori delle Tenebre invece inviarono Borgia, il Signore dei Liche, ad impossessarsi della lancia.

Quando la Lancia di Wotan cadde come un fulmine dal cielo la battaglia infuriò, e benché tutti si allearono contro le forze non-morte di Borgia, ogni fazione cercò di primeggiare sulle altre sperando di dimostrare, con audaci prodezze guerriere, di essere la più meritevole.

Furono i Barbari, in un esplosione di furia, a gettarsi addosso al Liche e a farlo a pezzi con le asce.
Il cadaverico negromante si sbriciolò ridendo, lasciando presagire che la sua sconfitta non sarebbe stata definitiva.

Ora la lancia era a portata di mano. I campioni si fecero avanti uno alla volta:
Elfi, Barbari, Incantatori, Cavalieri Decaduti.
Nessuno riuscì ad estrarre la lancia dal suolo.

Poi sotto gli sguardi esterrefatti di tutti si fece avanti Artù e, come con la leggendaria Excalibur, anche quest’arma magica si offrì spontaneamente al Re. Pochi secondi sembrarono durare un’eternità. Se solo Artù fosse stato degno, la profezia si sarebbe avverata e l’inverno della guerra avrebbe ghiacciato Avalon per sempre.

Fu Orion a spezzare quella tensione, dall’alto di una collina scagliò una folgore che investì Artù spingendolo lontano dalla lancia.

Ishtar La Luminosa, in tutta la sua raggiante potenza, stemperò gli animi invitando tutti alla pace. A lei fecero eco gli Incantatori.
Le armi vennero abbassate e tutti insieme si decise come nominare il campione di Avalon che avrebbe guidato al Caccia Selvaggia.

Gli incantatori avrebbero stabilito quali prove il campione avrebbe dovuto superare e ne sarebbero stati i giudici.

I Cavalieri della Tavole Rotonda non avrebbero partecipato, ma avrebbero garantito il regolare svolgimento della prova intervenendo solo contro i Signori delle Tenebre ed uno di loro, con un duello, sarebbe stata l’ultima prova da affrontare.

Tutti accettarono queste condizioni, compreso Orion, impegnandosi in giuramento sotto il radioso sguardo di Ishtar.